LO SAPETE PERCHE' QUANDO SONO NATO, LA PRIMA COSA CHE HO FATTO E' PIANGERE ???



PERCHE' GIA' MI IMMAGINAVO CHE FUTURO DI MERDA... MI ASPETTAVA !!!!


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Ti tirerei uno schiaffo così forte..



Che per darti il secondo ti dovrei cercare su Google Maps


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Btp Day, la ternana Sara Tommasi si spoglia davanti al bancomat


Clamorosa iniziativa a Roma mentre i risparmiatori compravano Bot e Cct
Sara Tommasi protesta in mutande a Roma

Si è spogliata contro la crisi e contro le banche. La showgirl Sara Tommasi si è messa in mutande davanti a un bancomat a Roma durante il Btp Day.

Btp Day La giornata del risparmio, l’hanno chiamata. Il giorno scelto sulla scorta dell’appello dell’imprenditore Giuliano Melani, che comprando una pagina sul Corriere della sera, ha invitato tutti gli italiani di buona volontà ad acquistare titoli di Stato per aiutare l’Italia a uscire dalla crisi.

La protesta di Sara E mentre tanti italiani e tanti umbri compravavo Bot e Cct, c’era chi metteva in scena proteste eclatanti: la showgirl ternana Sara Tpmmasi, ad esempio, si metteva in mutande davanti a un bancomat a Roma, suscitando curiosità e incredulità tra i passanti. Immediatamente foto e video hanno iniziato a invadere la rete. La Tommasi, insieme ad altri umbri, già in passato si era resa protagonista delle cronache a metà tra gossip e politica per le presunte partecipazioni alle feste di Arcore con il premier Berlusconi. Disse di essere stata fidanzata di Paolo Berlusconi, sulla scia della polemica per i famosi sms.


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Gli psichiatri: "Breivik non responsabile" Infermità mentale per il carnefice di Utoya


Questo il giudizio dei due esperti incaricati della perizia sull'uomo che terrorizzò la Norvegia lo scorso 22 luglio, quando fece esplodere una bomba nel centro di Oslo per poi spostarsi sull'isola di Utoya e sparare sui giovani di un raduno politico. Bilancio: 77 vittime. La procura: "Potrebbe evitare il carcere, ma restare a vita in manicomio"

OSLO - Anders Behring Breivik è malato, uno psicotico, quindi non può essere considerato responsabile degli attacchi del 22 luglio. Così hanno concluso gli psichiatri Synne Serheim e Torgeir Husby, incaricati di redigere la perizia sul 32enne che l'estate scorsa seminò il terrore in Norvegia, dapprima con un attacco dinamitardo nel centro di Oslo in cui morirono otto persone, poi massacrando a fucilate 69 persone sull'isola di Utoya e ferendone 151. Breivik, per gli esperti, al momento dei fatti non era in possesso delle sue facoltà mentali. Di conseguenza, va internato e non condannato al carcere.

I due psichiatri hanno consegnato stamattina il loro rapporto al tribunale di Oslo. Un documento di 240 pagine da cui dipenderà inevitabilmente il tipo di pena a cui andrà incontro Breivik. Il giudizio dei due periti solleva l'assassino da responsabilità penali, indicando l'ospedale psichiatrico quale sua destinazione. "Non abbiamo alcun dubbio sulle nostre conclusioni" ha dichiarato il dottor Torgeir Husby al suo arrivo in tribunale, dove è stato letteralmente assediato dai giornalisti.

In conferenza stampa, il procuratore Svein Holden, citando le conclusioni del rapporto, ha dichiarato che Breivik "ha sviluppato nel tempo una forma di schizofrenia paranoica. Vive nel suo delirante universo e i suoi pensieri e le sue azioni sono governati da quell'universo". Per questo, conferma il magistrato, "potrà essere condannato all'internamento, non al carcere". Ma, aggiunge un altro procuratore, Inga Bejer Engh, il trattamento mentale obbligatorio di Breivik "potrebbe essere a vita".

Il 14 novembre scorso, Breivik era apparso di fronte al giudice Torkjel Nesheim che aveva prorogato la detenzione preventiva nel carcere di massima sicurezza di Ila, a pochi chilometri dalla capitale. Breivik aveva ammesso di essere l'autore del duplice attacco ma si era rifiutato di dichiararsi colpevole, sostenendo che le sue azioni sono state "atroci ma necessarie". Per scandagliare nella sua mente, i due psichiatri lo hanno intervistato 13 volte nella prigione di Ila. "Breivik ha collaborato", ha commentato ancora il dottor Husby.

Il 22 luglio, Breivik fece esplodere un ordigno nelle vicinanze della sede del governo norvegese a Oslo. Morirono otto persone, ma si trattava "solo" di un diversivo, per concentrare l'attenzione delle forze di polizia nella zona dell'attentato, mentre lui raggiungeva l'isola di Utoya, una quarantina di chilometri a nord-ovest della capitale, dove era in corso un raduno di giovani militanti socialdemocratici. Fu il terrore. Vestito da poliziotto, Breivik avvicinò i ragazzi e iniziò a far fuoco. Furono 69 le vittime, quasi tutte giovanissime. Una volta catturato, Breivik si dichiarò "crociato contro l'invasione musulmana" e la diffusione del multiculturalismo in Europa

Il processo a Breivik dovrebbe aprirsi il prossimo 16 aprile, durata prevista intorno alle 10 settimane. Il massimo della pena previsto dalla legge norvegese per il reato di strage è di 21 anni di prigione, ma il codice lascia alle autorità il potere di tenere il detenuto dietro le sbarre fino a quando sia ritenuto pericoloso per la società. Se, come accaduto nei casi precedenti, il tribunale non sconfesserà il lavoro degli psichiatri, Breivik il carcere non lo vedrà. Entrerà probabilmente in manicomio, dove sarebbe sottoposto periodicamente a valutazioni sul decorso della malattia, sul suo stato mentale e sulla sua pericolosità. Breivik potrebbe non uscirne mai più.

Quanto auspicano le famiglie delle vittime, come hanno chiarito i loro legali. L'obiettivo, per loro, è assicurarsi che Breivik non torni mai più libero. "Qualsiasi come succeda al caso - ha detto uno degli avvocati -, non importa quale sia la conclusione, il fatto è che Breivik rimarrà recluso. Che sia considerato sano di mente dal punto di vista giuridico è un dibattito puramente psichiatrico. La cosa più importante per il mio cliente è che non sia più libero di camminare per strada".


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Assolda un killer per uccidere il marito Lui si insospettisce e la fa arrestare



In via di separazione dal marito, assolda un killer per farlo uccidere ma, scoperta, finisce denunciata per tentato omicidio. La storia ha per protagonisti due professionisti della Crema-bene, lei 37 anni, lui 43. Proprio durante le complicate fasi di divorzio, e di definizione di alimenti, matura la decisione di eliminarlo. Ma fa il passo falso. Confida il progetto a un'amica. Qualche giorno dopo, il marito viene a saperlo. Superato lo choc iniziale, l'uomo varca la soglia del commissariato di polizia e racconta tutto. Daniel Segre, vice questore, dice:«Prendiamo immediatamente la decisione di fornirglielo noi il killer: quantomeno è finto. Un nostro uomo la contatta. Le dice che è pronto a tutto». Lei ci casca e inizia a pianificare il delitto, una «rapina finita male». Viene pattuita la cifra totale di 5mila euro. Quando la donna arriva al luogo pattuito per consegnare l'acconto, 2mila euro, gli agenti la bloccano mentre sta pagando «in contanti e con banconote da piccolo taglio». Come ha visto al cinema.


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